La gestione del rischio valuta negli approvvigionamenti – parte 2

Nella prima parte di questo articolo avevo introdotto il tema delle coperture finanziarie e delle strategie operative utili a mitigare il rischio valuta nelle transazioni commerciali.

La gestione del rischio valuta negli approvvigionamenti – parte 1

Vedremo ora un altro strumento di copertura del rischio valuta.

C. OPZIONI CONTRATTUALI

Una diversa opzione è quella di gestire il rischio valuta mediante opzioni contrattuali, con clausole di aggiustamento dei prezzi a mitigazione del rischio volatilità valuta.

Integrare competenze specifiche dell’area Acquisti con quelle derivanti dal Finance e Legal permette di ottenere i migliori risultati, in termini di efficacia e costi.

Quali sono le opzioni contrattuali più utilizzate?

Price escalation clauses: concordare con il fornitore un cambio di riferimento per la valuta che sottende quella utilizzata per le transazioni, concordare un range di oscillazione ammissibile entro cui non variare il prezzo di cessione e stabilire una frequenza di verificare/revisione dei prezzi sottostanti l’accordo.

A titolo di esempio, con fornitore UK da cui acquistiamo con regolarità/continuità in Euro dei prodotti ad un prezzo di 10 Euro cadauno, avremo interesse a definire che l’accordo è stato siglato con un cambio GBP/Euro pari a 0,86; stabiliremo una range di oscillazione (0,84÷0,88) e una frequenza di revisione, diciamo 6 mesi. Trascorsi sei mesi ipotizziamo che il cambio medio nell’arco del periodo sia stato pari a 0,83. A questo punto, essendo fuori dal range di neutralità dovremo aggiustare il prezzo. In che misura? Di una percentuale pari al rapporto 0,86/0,83 e quindi del +3,6%. 

Altra opzione contrattuale è la risk-sharing clause: le parti concordato di tenere invariato il prezzo all’interno di un’ampia forbice di fluttuazione, all’esterno della quale tipicamente si divide il rischio al 50%.

Questi accordi eliminano l’effetto di gioco a “somma zero” che è naturalmente legato alla fluttuazione valutaria, dove una parte ne beneficia a spese della controparte.

Vediamo un esempio: supponiamo che si debba acquistare da un fornitore USA un impianto di climatizzazione del valore di 100.000 USD, che pagheremo tra 3 mesi. Stabiliamo che il cambio di riferimento da utilizzare è 1,10 USD/Euro e che la banda di neutralità è nel range 1,05÷1,15. Supponiamo che al momento di pagare il cambio sia andato a 1,17. In tal caso anziché costarci 100.000/1,17 = 85.470,09 Euro andremo a pagare l’impianto 100.000/1,135 = 88.105,73 Euro, riconoscendo al fornitore un extra-prezzo pari a 103.083,70 USD (+3,08%), avendo diviso al 50% il vantaggio a nostro favore del cambio al momento dell’evento finanziario.

EFFETTO DELLE FLUTTUAZIONI TRA LA VALUTA DI SCAMBIO E QUELLA LOCALE

Nella gestione approvvigionamenti le valute hanno però un effetto che va oltre quello relativo al solo impatto diretto sulla transazione. Mi riferisco in particolare alla fluttuazione della valuta locale dei paesi dove viene realizzato il bene/servizio che acquistiamo.

Questo elemento di analisi impatta sulle dinamiche di negoziazione con il fornitore, che al variare del cambio relativo tra la valuta di scambio e quella locale potrà vedersi aumentare o ridurre le proprie marginalità.

La capacità di monitorare tali situazioni con tempestività ci permette di anticipare situazioni di potenziali richieste di aumento prezzi o sollecitare negoziazioni dove vediamo spazio per una riduzione dei prezzi.

Vediamo anche in questo caso un esempio. Supponiamo che con un nostro fornitore indiano abbiamo concordato a marzo 2019 un prezzo pari a 100 USD per un prodotto di nostro interesse. A marzo ’19 il cambio rupia indiana INR/USD era pari a circa 68,5. Supponiamo che il fornitore consumi 20 Kg di alluminio per ogni prodotto realizzato per noi. Facciamo anche l’ipotesi che il prezzo dell’alluminio sia invariato da mar’19 a dic’19 e sia pari a 1400 USD/ton. A marzo 2019 il nostro fornitore incassava 6850 rupie e ne spendeva 1,4 x 20 x 68,5 = 1918 per acquistare alluminio. Il margine lordo dei ricavi-costi in valuta era quindi pari a 4932 rupie. Supponiamo che il nostro fornitore abbia altri costi in valuta locale per un totale di 3000 rupie. Il suo margine operativo netto era di 1932 rupie. A dicembre ’19 il cambio INR/USD è salito a circa 71 rupie. Il margine netto del nostro fornitore, a parità di altri fattori, è salito a 2112 rupie (+9,3%). Su questa base possiamo chiedere una rinegoziazione dei prezzi al ribasso. 

CONCLUSIONI

La capacità di monitorare le dinamiche valutarie e proporre/attivare strumenti di hedge ci permette di limitare i rischi d’impresa.

La conoscenza dell’andamento delle valute locali dei nostri fornitori ci rende proattivi nell’attivare momenti negoziali e coprire situazioni di rischio anticipando acquisti.

Come approfondimenti suggerisco i seguenti testi e autori:

Barbara Gaudenzi, Roberta Pellegrino, George A.Zsidisin and Claudio Bruggi, 2019, Revisiting Supply Chain Risk – Chapter 23, Foreign Exchange Risk Mitigation Strategies in Global Sourcing: The case of Vortice SPA – Ed. Springer

Barbara Gaudenzi, George A.Zsidisin, 2018, The Routledge Companion to Risk, Crisis and Security in Business – Chapter 21, Transcending beyond finance for managing foreign exchange risk, Ed. Kurt J. Engemann

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